Un centro per produrre idrogeno verde, Piombino candida l’area delle acciaierie

Tre progetti coordinati dal Consorzio Polo Tecnologico Magona: in ballo finanziamenti per milioni di euro



Una hydrogen valley tra Piombino e Rosignano Solvay, con due hub o un unico polo produttivo all’interno delle aree industriali. Un piano ambizioso, quello coordinato dal Consorzio Polo Tecnologico Magona di Cecina, che mette insieme le più grandi industrie e multinazionali attive sulla costa, in lizza per ottenere i finanziamenti dell’Unione Europea. E si declina in tre progetti: uno a Piombino, uno a Rosignano e un terzo in Lucchesia.

Quello di Piombino, il progetto Hyper-Et, riguarda il settore siderurgico, che mette insieme Jsw Italy e Liberty Magona con due aziende leader nella produzione di elettrolizzatori come McPhy Italia di San Miniato e la startup Letomec srl, con il supporto scientifico del CPTM cecinese e dell’Università di Pisa.

Dall’acciaio alla chimica, il settore interessato a Rosignano nel parco industriale Solvay, capofila Inovyn Italia in sinergia con aziende del parco industriale; CPTM e Università di Pisa forniscono il supporto scientifico e di ricerca.

Terzo settore d’investimento, nel progetto Graph, le costruzioni stradali, con l’azienda Varia costruzioni srl che ha due impianti per la produzione di bitume, uno nel comune di Lucca e l’altro a Pietrasanta. Partner ancora CPTM, Letomec, McPhy e Università di Pisa.

«Il percorso è cominciato lo scorso anno — dice il presidente del Consorzio di Cecina, Vincenzo Argentieri — con i tavoli tematici della Regione Toscana sull’economia circolare: l’obiettivo che mette insieme grandi industrie, la ricerca universitaria, centri leader dell’innovazione e il Polo come catalizzatore di tutte queste energie, è quello di creare una hydrogen valley che faciliti da un lato la produzione dell’idrogeno verde e dall’altro la sua fruizione. Come sappiamo il trasporto dell’idrogeno, materiale fortemente infiammabile, crea problemi di sicurezza e stabilità, le condutture esistenti possono sopportare solo una minima miscelazione, quindi produrlo in loco laddove le industrie energivore ne hanno bisogno è l’ideale. Pensiamo a Liberty Magona, dove servono 180 camion di bombole di ossigeno. CPTM ha creato un “team idrogeno”: abbiamo messo insieme il meglio della ricerca, aziende leader nella produzione di elettrolizzatori, una startup e le competenze del polo tecnologico, per potere accedere ai finanziamenti del PNRR che punta molto sull’energia pulita e rinnovabile». Si parla di molti milioni di euro, solo per l’Italia. Qual è il problema maggiore da risolvere? «Sono due i problemi: i costi di produzione — dice Argentieri — e gli spazi per l’allestimento delle fonti pulite da cui ottenere l’idrogeno green. Ci vogliono ettari di terreno per mettere in posa pannelli solari in quantità sufficiente a produrre i megawatt necessari alla produzione industriale. Serve un ettaro di pannelli solari per produrre 2 megawatt di energia, tanto per dare una misura». Per questo la Regione Toscana ed i ministeri MISE e MITE, privilegiano le aree industriali dismesse, che offrono larghi spazi ed evitano altro consumo di territorio.

Per Il Tirreno, Maria Meini – 16 Maggio 2022

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